Teatro

Raffaele Pisu e la storia di un talento ritrovato

Raffaele Pisu e la storia di un talento ritrovato

La rivista e il cinema degli anni '60. Poi la nicchia, fino alla riscoperta con "Striscia la notizia" e la conferma ne "Le conseguenze dell'amore", che gli vale la nomination ai Nastri d'Argento come miglior attore in un ruolo di supporto. Un viso che sprizza vitalità e una risata che coinvolge, sempre pronto a scherzare su tutti e in particolare su se stesso, Raffaele Pisu gongola per la sua candidatura, nella categoria miglior attore non protagonista, al premio del sindacato dei giornalisti di cinema. Una lunga carriera fatta di picchi e cadute che hanno lasciato sul volto pieghe di esperienza ed emozione e una grande voglia di raccontarsi per sentirsi vivo e parte di qualcosa di superiore. Come è stato tornare a recitare per il grande schermo dopo tanto tempo? "Beh, dai tempi di "Italiani brava gente" e "L'ombrellone" (rispettivamente di Giuseppe De Santis -1964- e di Dino Risi -1965-, n.d.r.) ne è passata di acqua sotto i ponti... Avevo ripreso un po' la mano nel 2002 quando Luca Barbareschi mi aveva voluto per il "Trasformista" ma l'esperienza con Sorrentino ne "Le conseguenze dell'amore" è stata quasi una rinascita. E poi, ora ho dalla mia il fatto che con la vecchiaia viene la professionalità". Parlaci di questa rinascita... "Paolo è un giovane regista che cura molto i suoi attori: ci metteva da una parte a provare e studiare e ci spronava al gioco di squadra. Io penso che se siamo stati valorizzati al massimo e il film è stato tanto amato lo si deve alla direzione che ha saputo creare un'incredibile sinergia fra tutti gli interpreti. Nulla era freddo o artificioso: l'armonia era autentica e qualche volta si poteva vedere e anche toccare". Che effetto fa essere in corsa per un premio nella seconda giovinezza? "Io sono elettrizzato e so di essere qui perché, ormai, di vecchi della mia generazione siamo rimasti solo io e Vianello e lui, per mia fortuna, non fa cinema".